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Matteo Marongiu - Open Letter to Mingus su Jazz Convention

Il non ancora trentenne contrabbassista sardo Matteo Marongiu si mette sulle tracce di un grande del jazz moderno, Charles Mingus, per un omaggio a tutto tondo. 
Open letter to Mingus fa il verso al famoso brano che omaggiava il grande Duke Ellington (Open letter to Duke, tratto dall'album Mingus Ah Um del 1959). 
L'impresa, ardua e coraggiosa, è sicuramente encomiabile è in parte riuscita. Il progetto evita di seguire pedissequamente le orme del contrabbassista dell'Arizona e cerca una strada alternativa forgiando un lavoro fresco e coeso, attento alle dinamiche, in cui il contrabbasso sembra a volte farsi da parte per lasciare ampio respiro alla musica d'insieme. Sicuramente l'aspetto compositivo prevale sull'improvvisazione e forse ciò è l'unica pecca al lavoro: si sente una mancanza di spontaneità e il groove a volte non si coglie. 
Sig... brano mainstream, ci solletica con la bella linea melodica del tema senza grandi scossoni, portando però all'attenzione la costruzione compositiva e l'orchestrazione dei fiati, tra i quali segnaliamo l'assolo di Stefano D'Anna al sassofono e l'apporto di Daniele Pasini al flauto. 
I giorni dell'abbandono si distingue per la spontaneità e il notevole apporto di D'Anna al sassofono e di Alessandro Di Liberto al piano. 
Noise Jazz, traccia dedicata a Jaco Pastorious, indovinatissima, riesce, in maniera convincente, ad introdurre un uso misurato e dissonante degli archi costruendo, a mio avviso, uno dei brani più convincenti dell'album: riecheggia nell'aria il capolavoro mingusiano The Black Saint and the Sinner Lady. 
Mea culpa è un brano teso e nervoso, che mostra i muscoli. Marongiu e Migoni, alla batteria, sostengono la parte ritmica in maniera esemplare. Un discorso a parte è per Pasini al flauto che si lancia in un assolo furioso pronto a giocare con la gamma timbrica del suo strumento. 
Un nome, quello di Matteo Marongiu, da tenere d'occhio per il futuro.

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