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ITALIAN SURF ACADEMY TOUR CINA, GIAPPONE E USA - quinta parte - Los Angeles

Il resoconto di Francesco Cusa dopo la tournée di un mese tra Cina, Giappone e Usa degli Italian Surf Academy: Marco Cappelli, chitarra; Luca Lo Bianco, basso; Francesco Cusa, batteria guest on visuals Andrea Pennisi.

Quinta e ultima parte: Los Angeles "Watts Tower"

Andare in giro per suonare significa crescere interiormente e imparare tanto. Oggi, ad esempio abbiamo suonato a Los Angeles al "WATTS TOWER JAZZ FESTIVAL". La storia di questo festival è incredibile. Un emigrante italiano, Simon Rodia, originario di Ribottoli in Serrino, provincia di Avellino, ha costruito queste torri nell'arco di un trentennio. Lo ha fatto utilizzando materiale riciclato, cocci di bottiglia, acciaio, cemento ecc. Si tratta di un complesso di diciassette opere (la torre più alta misura circa trenta metri) ispirate alla festa dei gigli, che si tiene a Nola, in Campania. Cito: “Perche’ le ho costruite? Non so dirlo. Perche’ un uomo realizza i pantaloni? Perche’ fa delle scarpe?”, diceva Rodia, nato a Ribottoli (Avellino) nel 1879, figura controversa, tra genio e follia, che ha proiettato nella sua bizzarra opera un sentimento di riscatto umano e sociale, iniziando a lavorarci dopo un periodo di forte sbandamento in cui era diventato un vagabondo alcolizzato . Ostinandosi a proseguire nella sua opera malgrado l’ostilita’ di molti, tra cui i vicini, che ne fecero bersaglio di atti vadalici. Specie durante la seconda guerra mondiale, quando era stata fatta circolar la voce che quelle strane costruzioni nascondessero antenne radio per comunicare con i nemici giapponesi". Siamo nel quartiere di WATTS, quartiere nero. Eravamo gli unici bianchi a suonare. È stato davvero bello vedere tantissimi musicisti felici, tanti batteristi e colleghi entusiasti della nostra musica. (Guardate le foto e presto i video).  Davvero un concetto fortissimo di  comunità. In seguito all'opera di Rodia, Watts Tower è diventato un fantastico Art Center, che raccoglie centinaia di artisti, gestito da tantissimi operatori e artisti, fra cui la straordinaria Rosie Lee Hooks. Una parte della struttura è dedicata a Charlie Mingus, con scuola di musica annessa. E qui viene la chicca: Mingus abitava in queste strade. Era lui a portare molti dei pezzi di scarto a Simon Rodia, in una meravigliosa connection tra Avellino e Los Angeles, tra festa dei gigli di Nola e black music. Un contributo fondamentale, una "cementificazione" dei legami artistici tra ambiti differenti ma nello spirito comune.

La storia è infinitamente più ricca e complessa. Ci sono libri importanti, e vicende che mi sono state raccontate che rasentano quasi l'incredibile. Per esempio il libro di Luisa Del Giudice, che ha descritto, durante la presentazione al festival, tutte le varie connessioni tra l'opera di Rodia e la cultura black della zona (quella foto l'ho carpita durante la conferenza e mostra le condizioni attuali dell'originaria casa di Rodia a Riottoli). Inoltre molti giocatori del capolavoro Rockstar "GTA V", si chiedevano da sempre cosa diavolo fosse questa struttura qui. Grazie alla "funzione" dell'opera si percepiva attorno a "noi", all'Italia, un senso di amicizia davvero forte, che difficilmente mi spiegherei altrimenti. È uno straordinario esempio di "eccellenza" che nasce dallo spontaneo, dall'urgenza espressiva. Per intenderci, il festival si è aperto con una toccante manifestazione yoruba, il servizio d'ordine era composto da ragazzi con tanto di spilletta falce e martello e simboli musulmani in evidenza sulle giacche. È stato davvero assurdo partecipare ad un rito yoruba, assieme alla gente di colore, nel caldo californiano di fine settembre, passando attraverso le strutture del centro, la scuola di Mingus, e - nei fatti - celebrando l'opera surreale di un italiano che funge da simbolo catartico di una intera comunità.

Le parole non bastano a rendere conto di quanto ancora sia da scoprire il mondo.

28.10.2014