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Gaia Mattiuzzi - Laut su Arte e Arti

“LAUT”, DICHIARAZIONE DI IDENTITÀ

di Ferdinando D'Urso // pubblicato il 29 Settembre, 2013

In "Laut", pubblicato nel maggio 2013 da Improvvisatore Involontario, Gaia Mattiuzzi dichiara a voce alta, come suggerisce il titolo, l'identità culturale di un'artista dalla salda preparazione classica - lo si capisce dall'ottimo controllo tecnico della voce - ed europea, introdottasi a buon diritto nel mondo del jazz. La Mattiuzzi mescola qui tutte le sue esperienze spaziando fra i generi musicali che mostrano la povertà e la mediocrità delle etichette che normalmente li identificano.
Così Brecht ed Eisler prendono una piega rock e contemporanea grazie alla sfrenata e dinamica percussività della batteria di Cristiano Calcagnile e del piano di Fabrizio Puglisi. La loro Bettellied è trasformata dallo sprechgesang della Mattiuzzi in unPierrot Lunaire underground. Duquillity di Mal Waldrom, eterea e rarefatta, si accosta alla futurista estetica del rumore riletta in chiave elettronica di Ibla Balms - composta da Puglisi per pianoforte, percussioni ed elettronica - che sfocia direttamente in The World Feel Dusty, un'utopica traccia sognante che mette insieme Copland ed Emily Dickinson. La melodia rasserenante cozza con i rumori di sottofondo fino al congiungimento in un coro di voci che si si sovrappongono in un'inquieto rincorrersi, così come succede  anche in Images of a Wayward Soul.

La scelta della lingua nella quale cantare il testo condiziona anche lo stile dell'arrangiamento o della composizione. Come Bruno Maderna nel suo Satyricon aveva assegnato il tedesco cabarettistico all'episodioTrimalchio e le flatulenze e il francese sensuale al grottesco gioco di seduzione di Fortunata, così Puglisi sceglie atmosfere morbide e chiaramente jazzy per accompagnare il testo di Baudelaire in Harmonie. Qualcosa di simile accade in Morenica dove la lingua spagnola porta i musicisti verso atmosfere calde e latine.
Gaia Mattiuzzi ha scelto bene i propri compagni per un viaggio così impegnativo. Fabrizio Puglisi, uno dei pianisti più ingiustamente misconosciuti al grande pubblico italiano, è sempre misurato e si muove comodamente in tutte le direzioni stilistiche tanto nell'accompagnamento quanto nei numerosi spazi solisti riservatigli. Il suo piano preparato su Nightfall imita l'oud e il sitar dipingendo scenari sefarditi.
Cristiano Calcagnile è un motus perpetuum sempre in fermento che sostiene tutta la costruzione.
In sole due tracce troviamo anche Stefano Senni al contrabbasso il cui suono chiaro - anche se non sempre pulito - assicura la giusta profondità a Morenica e a Prospectus. I due pezzi - il primo ricco di melismi, il secondo articolato tutto all'unisono con il pianoforte - confermano l'estrema bravura di Gaia Mattiuzzi.
"Laut" è un disco che affascina, che turba e che coinvolge. La voce cristallina della Mattiuzzi strega e ci fa ben sperare per il miglioramento dello stato del jazz italiano. 

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