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Stefano Zenni - note di copertina

Nonostante la sua immensa popolarità, la chitarra è uno strumento che in certi repertori ha mostrato alcuni limiti: ad esempio non esiste sullo strumento classico un compositore che possa paragonarsi a Debussy o Stravinskij nè alcuno dei grandi ha scritto qualcosa di veramente fondamentale, con l’importante eccezione di Heitor Villa-Lobos e Leo Brouwer. E’ però nel mondo jazz e pop che la chitarra ha trovato il suo pieno riscatto: in particolare lo strumento elettrificato - diffusosi nella seconda metà degli anni Trenta - ha aperto impensati orizzonti timbrici. La chitarra elettrica fonde timbro e armonia, trasforma il contrappunto in vettori di energia, traduce il colore in ritmo. Quattro chitarre, come nel quartetto Tetratkys, moltiplicano questi effetti in una sorta di tridimensionalità sonora, creando un’ambiente in cui si riverberano linee e accordi, frammenti di melodia, chiazze timbriche, tensioni armoniche. Come in un quadro astratto, visto a una certa distanza, l’universo di Tetraktys compone immagini sonore discernibili: al tempo stesso, nel dettaglio, è composto da un brulichio affascinante di minuscole eruzioni sonore, ognuna con una sua storia e un suo percorso.

 

In questo denso reticolo diventa irrilevante cercare di comprendere cosa è scritto e cosa è improvvisato: la musica si sostiene e galleggia liberamente, fluttuando davanti ai nostri occhi come una elettrica macchia di colore.

 

 

Stefano Zenni

 

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