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Try trio - Sphere su Jazz Colours

TRY TRIOSPHERE(Improvvisatore Involontario - 2013)

L’infaticabile Francesco Cusa pare qui dominare la musica del Trio che invece, correttamente, si propone a nome collettivo. Compagni di viaggio sono Gabriele Evangelista, contrabbassista dal suono scuro e granitico, e Nicola Fazzini, con- tralto dalla voce efebica e smagrita, cui è affi- dato il ruolo, qui pressoché paradossale, di cantore. Il Trio ha nell’improvvisazione estesa, ma controllatissima, la sua più evidente ed im- mediata ragion d’essere: questa, insieme ad una congrua resa fonica da concerto nel locale die- tro l’angolo, è il cuore pulsante di ogni brano. I temi monkiani, alternati a proprie riflessioni sul fare musica, sono gli ineludibili “approdi di ri- ferimento (...) isole quali tappe del nostro er- rare” e così intesi acquistano nuovo valore e significato: non catene, ma terre ferme, in un dialogo paritario con la volontà, qui espressa con tenacia e vigore, di produrre musiche improvvi- sate lontane da stereotipi e da un accademismo diffuso. Epistrophy è sorretto magistralmente da una delle ritmiche più solide e fantasiose ascol- tate da tempo in Italia. Ancora il percussioni- smo, dai riferimenti amplissimi, di Cusa e l’archetto di Evangelista sono al centro di Storie

di Rumori e Groove, e in Bye-ya Cusa-Blakey quasi ruba il brano, senza sovrastare, con un batterismo fantasioso, vigoroso quanto dinami- camente ricco. Fazzini, come i compagni di viag- gio, ha uno sguardo aggiornato e personale su cosa possa significare oggi fare musica improv- visata. Il suo procedere obliquo e apparente- mente stentoreo, ben si coniuga con l’universo monkiano, la sua voce di contralto sovente è così sfibrata e sgraziata da diventare somma- mente lirica, ai limiti del sopportabile. Lirismo di geometrie angolari, di sgarbati salti di regi- stro, con improvvise cadute di dinamica, tanto che la direzione musicale pare perdersi, in Usque ad Sidera, Usque ad Inferos, ma è solo una berniana riflessione, amara e desolata, sulla propria condizione umana. Quando, dopo Amore e Cilindri, affiorano i frammenti sparsi e ritmi- camente svuotati di In Walked Bud, per pochi istanti si torna a respirare, a “veder la luce”, poi il brano cresce lentamente di tensione e inten- sità, sorretto da un vortice sonoro di spazzole e grancassa, infine la musica rallenta e pare inca- gliarsi per perdersi in un lungo sospiro ai limiti dell’udibile._An.Ga.

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